La giusta distanza
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Cosa dobbiamo considerare per gestire al meglio lo spazio interpersonale? |
- Intima: distanza ravvicinata fino al contatto fisico (0-50 cm);
- Personale: la distanza data da due braccia protese in avanti (circa 1 metro);
- Sociale: dal metro ai 3-4 metri circa;
- Pubblica: oltre i 4-5 metri.

- L’obiettivo della comunicazione: che intenzioni ho?
- Il mio interlocutore (uno o più di uno): chi ho di fronte?
- Voglio apportare una variazione ad un esercizio già noto? Posso adottare una distanza pubblica (lascio i giocatori posizionati in campo dove sono) e, fondamentale per non creare confusione, con poche e semplici parole darò le informazioni necessarie.
Devo spiegare invece un nuovo esercizio? Sceglierò una distanza più ridotta, quella sociale, così che la mia voce arrivi chiara a tutti e tutti siano coinvolti nella spiegazione, e vi sarà la possibilità di fare domande. Per inciso, un giocatore ha sempre diritto di chiedere, ed è evidente che se l’esercizio è nuovo è più probabile che ci siano dubbi. Se i giocatori fossero già sparpagliati in campo potrebbe trasformarsi in un continuo “Non ho capito? Mister può ripetere … Mister non ho sentito …” con conseguente perdita di tempo e di pazienza!- Devo correggere un ragazzo mentre gli altri stanno lavorando correttamente? Mi avvicino a lui adottando una distanza personale affinché il lavoro degli altri non venga interrotto, non vi siano distrazioni ed il ragazzo possa concentrarsi e capire meglio quanto gli stiamo dicendo.
La distanza intima è una vicinanza delicata: le situazioni di contatto vanno ridotte il più possibile per evitare fraintendimenti, anche agli occhi dei genitori sempre più sensibili a certe dinamiche (pedofilia, aggressività nelle modalità educative, ecc.) ed invasione dello spazio personale altrui.























































































































