Da diverse uscite ci stiamo occupando di
corretta gestione dell’errore: le parole da usare, le tempistiche, il contesto, il rivolgersi al singolo piuttosto che al gruppo, ecc... Ciò di cui vorrei parlare in questo articolo e nel prossimo è di come aiutare i giocatori ad avere una funzionale reazione emotiva e mentale dopo aver commesso uno sbaglio.
A tal proposito, gli atteggiamenti degli atleti, lo sappiamo, possono essere i più disparati: c’è chi impreca sfogando rabbia e frustrazione verso gli altri, le cose o sé stesso; c’è chi si chiude a riccio, chi inizia a rimuginare sullo sbaglio, chi continua a vedersi e riviversi nell’errore che pare condannarlo all’inferno, chi entra in un vortice di pensieri non sempre costruttivi; chi invece reagisce in maniera propositiva trasformando la rabbia in energia positiva e rimettendosi subito in gioco accettando l’errore come momento inevitabile di scoperta dei propri limiti e possibilità di crescita.

È evidente che quest’ultimo atteggiamento è quello più utile e che gli allenatori dovrebbero alimentare nei propri giocatori affinché l’errore sia realmente sinonimo di crescita ed apprendimento.
L’errore è la cosa che probabilmente allena maggiormente la personalità e la forgia.
La capacità di reagire non è una questione di carattere, punto. O non solo. È un atteggiamento che va evidenziato, promosso e allenato in tutti i giocatori, anche con quelli che hanno evidentemente una predisposizione a reagire passivamente di fronte agli insuccessi.
Allenare a reagire in maniera propositiva di fronte a sfide ed insuccessi significa allenare la resilienza, un aspetto di personalità assolutamente necessario nello sport e di cui ci occuperemo in modo approfondito in futuro.
COME AIUTARE I GIOCATORI A CAPIRE E CORREGGERE L'ERRORE
Per aiutare gli atleti a superare in modo positivo il momento di impasse piuttosto che un qualsiasi errore è necessario innanzitutto essere dei buoni osservatori, attenti e non giudicanti. Significa notare e, quando necessario, far notare l’errore senza buttarsi subito nel giudizio negativo e nella catastrofizzazione. Notare l’errore, ma anche il modo personale con cui ognuno reagisce all’errore.
Dall’osservazione si parte a costruire un atteggiamento vincente: prendere consapevolezza dello sbaglio per poi stimolare a trovare un modo propositivo di reagire allo stesso. Non è vero che “non importa”: certo che importa se si sbaglia oppure no, non è la stessa cosa sbagliare o fare giusto. Ma l’attenzione va subito spostata nella ricerca di soluzioni diverse o “semplicemente” nel disancorarsi dall’errore per continuare ad allenarsi ancora più determinati e motivati affinché gli errori siano sempre meno frequenti: “la prossima volta andrà meglio … trova una soluzione diversa … puoi farlo …”.
A freddo, col gruppo o col singolo, si parlerà dell’errore come momento inevitabile e ostacolo da imparare a saltare, di errore come opportunità; si porteranno esempi di vita vissuta personali e di grandi giocatori. Si sottolineerà come quel giocatore ha vinto non quando ha smesso di sbagliare (utopia), ma quando ha scelto come reagire dopo un errore. Questo fa la differenza reale, soprattutto nel lungo termine e quando si gioca sul serio, in campo come nella quotidianità.
Nessuno è immune dall’errore, ma si può scegliere quanto impegnarsi e concentrarsi per ridurre al minimo tale evenienza e quanto velocemente rialzarsi dopo la caduta, fisica o mentale.