A me gli occhi!
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Il contatto oculare come mezzo per veicolare importanti messaggi sul piano emotivo, psicologico e sociale |
In un momento di confronto con la squadra diventa fondamentale dividere lo sguardo tra tutti i componenti del gruppo. I motivi sono simili a quelli elencati per l’equidistanza (vedi articolo di marzo). Il contatto oculare equamente distribuito:- Fa sentire tutti egualmente importanti;
- Responsabilizza tutta la squadra;
- Fa sentire tutti parte del gruppo;
- Contribuisce a creare gruppo (team-building);
- Permette all’allenatore di leggere i feedback non verbali (fronti corrucciate, teste che annuiscono, ecc.);
- Permette all’allenatore di avere più attenzione da parte dei giocatori e di verificarne il grado di attenzione;
- Permette un miglior scambio comunicativo;
- Non invade lo spazio personale.
- Non sentirsi responsabile per ciò di cui si sta parlando (scelte tattiche, errori, problemi di spogliatoio, meriti, ecc.);
- Sentirsi non valorizzato;
- Non sentirsi parte della squadra;
- Distrarsi con più facilità;
- Distrarre con più facilità;
- Non trasmetterci quei segnali del non verbale tanto importanti in uno scambio comunicativo;
D’altro canto, se invece ci soffermassimo con lo sguardo sempre su uno stesso giocatore, potremmo metterlo in imbarazzo, invadere il suo spazio come se entrassimo nella sua zona intima (vedi articolo sulla prossemica), farlo sentire diverso dal gruppo come succede talvolta a scuola con i più bravi (una sorta di “effetto secchione”) o caricarlo di responsabilità.





























































































































































